
Un piatto di di Ferran Adrià fotografato da Bob Noto
Quaranta le immagini selezionate, provenienti dai racconti illustrati che Noto ha pubblicato negli anni nei suoi cataloghi, fotografando piatti della cucina d’autore in giro per l’Europa. Tra gli chef immortalati, Carlo Cracco, Ferran Adrià, Grant Achatz, Josean Martinez Alija, Martin Berasategui.
Il suo studio fotografico è a portata di mano, non ha bisogno di grandi fari o abili assistenti, in una tasca tiene il cavalletto e nell’altra la macchina fotografica, rigorosamente digitale, una Casio 12.1 megapixel. Lo scatto avviene entro i due minuti e mezzo dalla preparazione, «prima che il piatto si raffreddi», ama precisare: più istinto che messa in scena. Il risultato non è soltanto still life, ma veri e propri ritratti, come li ha definiti la scrittrice Serena Guidobaldi. Isolato dal contesto, il cibo è sospeso in un limbo bianco, che infonde una carica metafisica alla composizione. E anche a proposito di effetti digitali,Noto non è per nulla un purista: «Uso il fotoritocco. Il digitale è un formato veloce e flessibile. Finalmente, a differenza che con l’analogico, si ha un controllo totale dell’opera».
Bob Noto, torinese, da trentasei anni è appassionato di fotografie e da ventisette di gastronomia: «Il piacere di mangiare è l’affinamento dell’istinto primario di sopravvivenza – dice – ma non solo, è sempre un approfondimento culturale». L’ironia è uno dei suoi tratti distintivi. Il gioco è una componente fondamentale del suo lavoro. Anche se i più intransigenti non annoverano il suo lavoro nel campo della fotografia, piuttosto in quello dell’illustrazione. Noto è abituato ad assaggiare, da vero buongustaio, l’oggetto della sua opera, dopo averlo fotografato: «Tra un buon piatto e un bel piatto – precisa – non c’è nesso, estetica e gusto non sempre combaciano».
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